WIRED REALMS

: Neocities.

VERGOGNA. Una voragine si apre lentamente sotto ai miei piedi, la vertigine mi cattura e pietrifica, sento le mie narici affondare nel vuoto mentre entro in apnea, le macerie dell'asfalto ruvido e opaco spariscono, inghiottite nel pozzo senza fondo rivelato dal crepaccio che si allarga sotto di me: sto venendo osservato. Sono piegato in ginocchio, schiacciato dal peso dell'Occhio dell'Altro. Mi sento come trafitto, lacerato da quello sguardo pungente come un ago e tagliente come un rasoio. Non oso pensare agli altroci, grotteschi scenari di cui sono potagonista nel folle teatro della sua immaginazione, sono terrorizzato all'idea di scoprire cosa stia pensando di me, come mi giudichi, cosa creda che io sia, che io faccia, che io pensi; eppure non posso fare a meno di desiderare la conoscenza totale di quei pensieri, e una perversa speranza è annidata nel mio cuore: che essi siano sporchi, tetri e netti, categorici. Vorrei poter avere la conferma che mi stia giudicando, che mi disprezzi. Io odio essere osservato. C'è chi crede che l'attualizzazione di sé sia la conseguenza dell'osservvazione: "io" sono differente da ciò che "io" non sono, e scopro chi "io" sono solo venendo osservato da chi "io" non sono, e viceversa osservando questo "Altro", questo "non io". Stronzate. Che cos'è questo non io? L'Altro? Cosa posso capire di me stesso, nel riflesso oscuro dell'occhio dell'altro? Non esistono forse specchi più limpidi e chiari? Sono forse io quello che appare nel pozzo nero al centro dell'iride? Io non sono ciò che gli altri osservano, sono molto di più! Cosa posso scoprire di me, venendo osservato? Cosa dovrei imparare da quelle conclusioni affrettate, erronee che gli altri traggono dall'esterno? Ciò che loro pensano io sia, quel che immaginano di farmi, o quel che credono io possa avere o meno fatto... tutto questo che valore può avere? Può tutto ciò fare parte di me? La verità è che l'odio che provo per la percezione nasce dallo sforzo che compio nel tentativo di combatterla. Che senso avrebbe avuto lottare tanto per nascondere i miei segreti, la mia sporcizia, le mie imperfezioni, se possono essere esposte in modo così violento e facile? Osservandomi, capirebbero senz'altro di avere a che fare con una sorta di bestia, noterebbero senz'altro la mia pelle unta e grassa, il sudore costante sulla mia fronte rugosa e troppo ampia, lo sguardo spento dei miei occhi malinconici, cullati per metà dalle palpebre troppo pesanti e da due nere occhiaie troppo pesanti ai loro piedi, le mie mani false e incerte, sempre tremolanti, le dita troppo lunghe reggono incerte una sigaretta - e che penserebbero della mia sete di annichilimento, del mio desiderio di autodistruzione? - e le mie unghie lunghe e sporche o troppo corte, grossolanamente rotte dai miei denti marci e gialli, le mie gengive violacee corrose dal tartaro, le ossa sporgenti in corrispondenza di ogni articolazione scricchiolante come porte assetate di olio, il mio corpo mostruoso e deforme in ogni suo vergognoso angolo. Si chiederebbero chi io sia, ed ecco che verrebbero condotti dai mille e più difetti del mio corpo alle più assurde e desolanti conclusioni. Mi sento sporco e fragile. Indesiderabile. Un rifiuto. La mia bocca trema all'idea di dovermi difendere: sono come un imputato in un processo immaginario, e non ho arringhe difensive da poter enunciare o prove a mio favore da mostrare, ma posso solo arrendermi al mortificante verdetto dello sguardo degli altri: confesso, io sono un pusillanime. Che sia davvero così? Mi sento davvero così orrendo? O forse è il loro sguardo a distorcermi, a rovinarmi, a schiacciarmi? Può il loro sguardo ingiallire i miei polpastrelli, indurire i miei calli, sporcarmi? Loro non sanno chi io sia realmente. Vorrei mostrarmi appieno, mettermi a nudo, far capir loro quanto si sbaglino. Che dire poi di quelle anime belle e gentili, delle occhiate ridenti e serene che mi donerebbere, poi parole cordiali, calorosi saluti... o di coloro i quali, a seguito di ripetute osservazioni, si facciano di me un'idea buona, o possano considerarmi una persona gradevole? I peggiori. Sono proprio loro i peggiori osservatori in assoluto. Il sangue mi ribolle nelle vene alla sola immaginazione di uno scenario tanto meschino. Menzonge, nient'altro che menzogne: ogni buona impressione è una bugia, ogni sorriso è falso, ogni parola è mistificazione. Nei loro occhi io vivo una farsa. Provo un grande piacere nell'ascoltare le lodi e le parole gratificanti che mi riservano, eppure, al tempo stesso, un pungente disagio insopportabile mi tortura dall'interno, come se un filo di ferro si annodasse ancora e ancora attorno ai miei organi. Vorrei disfarmene stracciandomi le vesti prima e lacerando la mia pelle poi, aprire il mio ventre come fosse una camicia e mostrare loro le mie putride viscere scivolare via dalla cassa toracica. GUARDATE! - urlerei - NON VEDETE CHE COSA SONO REALMENTE? Urlerei a squarciagola tutti i pensieri orridi degli angoli più reconditi della mia mente, racconterei loro tutte le mie disavventure più imbarazzanti e tutti i miei peccati peggiori, confesserei tutto pur di rompere quella illusione benigna, pur di spezzare quelle menzogne inaudite. Vorrei mostrarmi appieno, mettermi a nudo, far capir loro quanto si sbaglino. Non posso accettare questa costante frammentazione, venire ridotto in brandelli da tutti quegli sguardi violenti e truci. La percezione è un atto violento. Perché non posso essere uno spettro, una mente senza corpo, un ectoplasma libero di fluttuare indisturbato. Una piccola foglia solitaria, trasportata leggermente dal vento? Cosa non darei per essere un fantasma, e passare finalmente inosservato.:

An Indonesian stamp with a futuristic, robotic bug on it, commemorating the Y2K bug.